NOVARA - Ogni persona immagina il luogo dei suoi sogni,alcuni lo individuano in un'area geografica, altri no e sicuramente Mike Bongiorno apparteneva ai primi: la villa di Dagnente, sul lago Maggiore, una manciata di chilometri da Arona, ha contrassegnato i momenti più importanti della sua vita. Lì aveva vissuto tante esperienze felici e lì, nel cimitero di quella minuscola frazione collinare, volle essere sepolto nel settembre del 2009. La villa di famiglia della moglie Daniela Zuccoli negli anni ha fatto da scenario al battesimo dei figli, al matrimonio del secondogenito Nicolò (gli altri due sono Michelino, il maggiore e Leolino, il più piccolo ), ai battesimi dei nipotini , Stella ed Elia Tommaso. Così affacciata tra il lago e il vecchio borgo, immersa nel verde, tra pini e palme, villa Zuccoli, nonostante le tante occasioni privato-mondane (basti pensare al blitz di Berlusconi per le nozze di Nicolò o al battesimo di Michelino con madrina Giulietta Masina), restò e resta il buen retiro. Dai cittadini di Arona e dintorni la famiglia Bongiorno-Zuccoli è sempre stata considerata di casa tanto che il sindaco conferì al noto presentatore televisivo la cittadinanza onoraria. Logica vuole, dunque, che il Mike nazionale non abbia esitato un attimo a dare indicazione di seppellirlo a Dagnente. Accanto a lui i familiari, ma poco distante anche grandi milanesi come Alessandro Manzoni.
LA TELEFONATA A CASA BONGIORNO La telefonata che non avrebbero mai voluto ricevere è arrivata poco prima di mezzogiorno: Michele, Nicolò e Leonardo hanno pianto insieme ma questa volta con tanta rabbia in più perchè la notizia che la salma di Mike Bongiorno, il loro padre, è stata trafugata è semplicemente senza spiegazione. «Siamo sgomenti e increduli. Ci siamo raccolti in famiglia davvero sgomenti davanti all'accaduto», ha detto all'ANSA Michele Bongiorno, 38 anni, figlio primogenito di Mike, che dopo una laurea alla London school of Economics e una serie di esperienze tra Argentina e Inghilterra, adesso si occupa della Bongiorno Productions, fondata dai genitori. Lui si occupa più di produzione, il fratello Nicolò, 34 anni, di regia, mentre Leonardo ha solo 21 anni e ha recitato in un paio di spot assieme al padre e a Fiorello. «Non ci sono parole per commentare l'accaduto - ha aggiunto Michele Bongiorno - ci sono le forze dell'ordine che se ne stanno occupando, noi non abbiamo davvero parole». Massimo riserbo e attesa. Il primogenito di Mike non vuole aggiungere altro e aspetta di capire chi e perchè ha voluto dare un tale dolore alla sua famiglia che per ora resterà a Milano. Alla madre Daniela Zuccoli sono arrivate tante telefonate di solidarietà e non poteva mancare quella del sindaco di Arona, Alberto Gusmeroli, da cui dipende il piccolo cimitero di Dagnente dove la salma è stata trafugata. Sulla stessa collina sopra il lago Maggiore, a poche centinaia di metri dal cimitero, si trova anche Villa Zuccoli, un complesso di più edifici collegati da quello che un tempo era un galoppatoio, costruiti sui resti di un convento seicentesco in un immenso parco terrazzato. Di proprietà della famiglia della moglie da oltre un secolo, la villa è il luogo dove Mike trascorreva gran parte del suo tempo libero assieme ai tre figli e ai tre nipotini. E a Dagnente è sepolta la madre di Mike, Enrica, e lì ha voluto essere sepolto anche lui in un semplice loculo. Per questo la famiglia ha rinunciato agli onori del Famedio, all'interno del cimitero monumentale a Milano. Dagnente era la sua casa preferita, sua e della sua famiglia. Che davvero non si aspettava di dover vivere un incubo del genere. Famiglia che ringrazia tutti gli amici di Mike che hanno dimostrato «come sempre affetto e solidarietà per una vicenda che l'ha lasciata sbigottita e addolorata, perchè Mike ha sempre fatto del bene e non si meritava questo affronto». In una nota, i famigliari di Mike esprimono «piena fiducia alla procura della Repubblica di Verbania e alle forze dell'ordine che stanno conducendo le indagini. Si appellano, infine, »al senso civile ed al rispetto del sacro che ha il Paese, perchè sappiamo che Mike è nel cuore di tutti gli Italiani« e invitano »chiunque abbia informazioni utili a contattare le forze dell'ordine« per aiutarli a risolvere »questa dolorosissima vicenda«.
L'APPELLO DELLA FAMIGLIA La famiglia Bongiorno, ringrazia tutti gli amici di Mike che hanno dimostrato «come sempre affetto e solidarietà per una vicenda che l'ha lasciata sbigottita e addolorata, perchè Mike ha sempre fatto del bene e non si meritava questo affronto». In una nota, «esprime inoltre piena fiducia alla procura della Repubblica di Verbania e alle forze dell'ordine che stanno conducendo le indagini. Si appella infine al senso civile ed al rispetto del sacro che ha il Paese - perchè sappiamo che Mike è nel cuore di tutti gli Italiani - e invita chiunque abbia informazioni utili a contattare le forze dell'ordine per aiutarci a risolvere questa dolorosissima vicenda».
SALMA COME ARMA DI RICATTO Dal caso di Enrico Cuccia a quello di Serafino Ferruzzi, dal figlio del calciatore Salvatore Bagni fino addirittura alle spoglie di Charlie Chaplin, la storia recente ha già conosciuto il trafugamento di salme di persone note, come accaduto oggi ad Arona per Mike Bongiorno. In tutti gli episodi la finalità è stata sempre quella estorsiva. Curiosa e chissà se casuale la ricomparsa del lago Maggiore come teatro del reato. Il 17 marzo del 2001, infatti, era stata la cittadina di Meina, sempre affacciata sul Verbano, ad essere portata alla ribalta per il trafugamento dei resti dell'ex «dominus» indiscusso di Mediobanca Enrico Cuccia, lì sepolto accanto alla moglie. Dopo una lettera in cui i rapitori non chiedevano riscatto assicurando che avrebbero restituito la salma quando l'indice Mib avesse raggiunto quota 50.000, il riscatto venne invece chiesto, di sette miliardi e mezzo di lire. Ma il 31 marzo successivo la bara di Enrico Cuccia venne ritrovata dalla polizia in una baita sopra Condove (in Val di Susa). Il 3 dicembre Giampaolo Pesce, 40 anni, e Franco Bruno Rapelli, 43, torinesi, gli autori del furto, due «dilettanti» secondo gli investigatori, vennero condannati a meno di due anni di carcere, e quindi ottennero la sospensione condizionale della pena. Dall'alta ingegneria della finanza ad uno dei vecchi capitani dell'industria italiana, Serafino Ferruzzi, suocero dell'ex presidente della Montedison Raul Gardini, che aveva sposato la figlia Idina. La salma del fondatore del gruppo «Ferruzzi agricola finanziaria», morto l' 11 dicembre 1979 cadendo con il suo aereo nei pressi di Forlì, venne trafugata il 31 ottobre 1987 dalla tomba di famiglia a Ravenna. Con una lettera i rapitori chiesero 10 miliardi di lire, i Ferruzzi rifiutarono di «sottostare ad un ricatto così odioso» e anche una seconda richiesta del gennaio 1998 venne rifiutata. La salma non è mai stata ritrovata. Davvero triste la vicenda di Raffaele, il figlio dell'ex calciatore della nazionale Salvatore Bagni. Il piccolo era morto a tre anni il 4 ottobre 1992 in un incidente stradale mentre si trovava in automobile con i genitori nei pressi di Gatteo Mare (Forlì-Cesena). Il 3 novembre la bara fu trafugata dal cimitero di Cesenatico. Nei giorni successivi i genitori ricevettero la richiesta di 300 milioni di riscatto ma la notizia si apprese solo il 17 marzo 1993. Nonostante la disponibilità della famiglia al pagamento del riscatto, la salma non venne mai restituita. Un altro uomo di calcio, Antonio Matarrese, ex presidente della Federcalcio e della Lega, subì invece il 23 febbraio 1977 il trafugamento della salma del padre Salvatore. Inutile il messaggio dei malviventi, firmato Nap, con la richiesta di un miliardo di lire, perchè la salma venne ritrovata tre giorni dopo nello stesso cimitero in un loculo vuoto. Il caso più clamoroso di trafugamento di salma con richiesta di riscatto è avvenuto tuttavia all'estero, il 2 marzo 1978, con il furto dal cimitero di Corsier sur Vevey, in Svizzera, della bara contenente le spoglie di Charlie Chaplin. Autori due rifugiati politici, un polacco e un bulgaro, che chiesero 600.000 dollari. La bara venne poi ritrovata il 17 maggio successivo vicino al villaggio di Neuville, in Francia. È rimasta infine avvolta nel mistero la vicenda dell'ex presidente argentino Juan Domingo Peron. Il giugno 1987, nel cimitero di Chacarita a Buenos Aires, fu profanata la sua tomba e alcuni ignoti amputarono e rubarono le mani, chiedendo un riscatto di otto milioni di dollari. Il caso, archiviato nel 1991 dal giudice Carlos Allende, fu riaperto dal giudice Alberto Banos, nel 1994, dopo l'inatteso ritrovamento delle chiavi della cripta, nella quale è custodito il corpo, in un commissariato di Buenos Aires. Mistero nel mistero, l'11 luglio 2008 Banos denunciò che il fascicolo dell'inchiesta era stato sottratto, a casa sua, da quello che definì «un gruppo di intelligence».
LA TELEFONATA A CASA BONGIORNO La telefonata che non avrebbero mai voluto ricevere è arrivata poco prima di mezzogiorno: Michele, Nicolò e Leonardo hanno pianto insieme ma questa volta con tanta rabbia in più perchè la notizia che la salma di Mike Bongiorno, il loro padre, è stata trafugata è semplicemente senza spiegazione. «Siamo sgomenti e increduli. Ci siamo raccolti in famiglia davvero sgomenti davanti all'accaduto», ha detto all'ANSA Michele Bongiorno, 38 anni, figlio primogenito di Mike, che dopo una laurea alla London school of Economics e una serie di esperienze tra Argentina e Inghilterra, adesso si occupa della Bongiorno Productions, fondata dai genitori. Lui si occupa più di produzione, il fratello Nicolò, 34 anni, di regia, mentre Leonardo ha solo 21 anni e ha recitato in un paio di spot assieme al padre e a Fiorello. «Non ci sono parole per commentare l'accaduto - ha aggiunto Michele Bongiorno - ci sono le forze dell'ordine che se ne stanno occupando, noi non abbiamo davvero parole». Massimo riserbo e attesa. Il primogenito di Mike non vuole aggiungere altro e aspetta di capire chi e perchè ha voluto dare un tale dolore alla sua famiglia che per ora resterà a Milano. Alla madre Daniela Zuccoli sono arrivate tante telefonate di solidarietà e non poteva mancare quella del sindaco di Arona, Alberto Gusmeroli, da cui dipende il piccolo cimitero di Dagnente dove la salma è stata trafugata. Sulla stessa collina sopra il lago Maggiore, a poche centinaia di metri dal cimitero, si trova anche Villa Zuccoli, un complesso di più edifici collegati da quello che un tempo era un galoppatoio, costruiti sui resti di un convento seicentesco in un immenso parco terrazzato. Di proprietà della famiglia della moglie da oltre un secolo, la villa è il luogo dove Mike trascorreva gran parte del suo tempo libero assieme ai tre figli e ai tre nipotini. E a Dagnente è sepolta la madre di Mike, Enrica, e lì ha voluto essere sepolto anche lui in un semplice loculo. Per questo la famiglia ha rinunciato agli onori del Famedio, all'interno del cimitero monumentale a Milano. Dagnente era la sua casa preferita, sua e della sua famiglia. Che davvero non si aspettava di dover vivere un incubo del genere. Famiglia che ringrazia tutti gli amici di Mike che hanno dimostrato «come sempre affetto e solidarietà per una vicenda che l'ha lasciata sbigottita e addolorata, perchè Mike ha sempre fatto del bene e non si meritava questo affronto». In una nota, i famigliari di Mike esprimono «piena fiducia alla procura della Repubblica di Verbania e alle forze dell'ordine che stanno conducendo le indagini. Si appellano, infine, »al senso civile ed al rispetto del sacro che ha il Paese, perchè sappiamo che Mike è nel cuore di tutti gli Italiani« e invitano »chiunque abbia informazioni utili a contattare le forze dell'ordine« per aiutarli a risolvere »questa dolorosissima vicenda«.
L'APPELLO DELLA FAMIGLIA La famiglia Bongiorno, ringrazia tutti gli amici di Mike che hanno dimostrato «come sempre affetto e solidarietà per una vicenda che l'ha lasciata sbigottita e addolorata, perchè Mike ha sempre fatto del bene e non si meritava questo affronto». In una nota, «esprime inoltre piena fiducia alla procura della Repubblica di Verbania e alle forze dell'ordine che stanno conducendo le indagini. Si appella infine al senso civile ed al rispetto del sacro che ha il Paese - perchè sappiamo che Mike è nel cuore di tutti gli Italiani - e invita chiunque abbia informazioni utili a contattare le forze dell'ordine per aiutarci a risolvere questa dolorosissima vicenda».
SALMA COME ARMA DI RICATTO Dal caso di Enrico Cuccia a quello di Serafino Ferruzzi, dal figlio del calciatore Salvatore Bagni fino addirittura alle spoglie di Charlie Chaplin, la storia recente ha già conosciuto il trafugamento di salme di persone note, come accaduto oggi ad Arona per Mike Bongiorno. In tutti gli episodi la finalità è stata sempre quella estorsiva. Curiosa e chissà se casuale la ricomparsa del lago Maggiore come teatro del reato. Il 17 marzo del 2001, infatti, era stata la cittadina di Meina, sempre affacciata sul Verbano, ad essere portata alla ribalta per il trafugamento dei resti dell'ex «dominus» indiscusso di Mediobanca Enrico Cuccia, lì sepolto accanto alla moglie. Dopo una lettera in cui i rapitori non chiedevano riscatto assicurando che avrebbero restituito la salma quando l'indice Mib avesse raggiunto quota 50.000, il riscatto venne invece chiesto, di sette miliardi e mezzo di lire. Ma il 31 marzo successivo la bara di Enrico Cuccia venne ritrovata dalla polizia in una baita sopra Condove (in Val di Susa). Il 3 dicembre Giampaolo Pesce, 40 anni, e Franco Bruno Rapelli, 43, torinesi, gli autori del furto, due «dilettanti» secondo gli investigatori, vennero condannati a meno di due anni di carcere, e quindi ottennero la sospensione condizionale della pena. Dall'alta ingegneria della finanza ad uno dei vecchi capitani dell'industria italiana, Serafino Ferruzzi, suocero dell'ex presidente della Montedison Raul Gardini, che aveva sposato la figlia Idina. La salma del fondatore del gruppo «Ferruzzi agricola finanziaria», morto l' 11 dicembre 1979 cadendo con il suo aereo nei pressi di Forlì, venne trafugata il 31 ottobre 1987 dalla tomba di famiglia a Ravenna. Con una lettera i rapitori chiesero 10 miliardi di lire, i Ferruzzi rifiutarono di «sottostare ad un ricatto così odioso» e anche una seconda richiesta del gennaio 1998 venne rifiutata. La salma non è mai stata ritrovata. Davvero triste la vicenda di Raffaele, il figlio dell'ex calciatore della nazionale Salvatore Bagni. Il piccolo era morto a tre anni il 4 ottobre 1992 in un incidente stradale mentre si trovava in automobile con i genitori nei pressi di Gatteo Mare (Forlì-Cesena). Il 3 novembre la bara fu trafugata dal cimitero di Cesenatico. Nei giorni successivi i genitori ricevettero la richiesta di 300 milioni di riscatto ma la notizia si apprese solo il 17 marzo 1993. Nonostante la disponibilità della famiglia al pagamento del riscatto, la salma non venne mai restituita. Un altro uomo di calcio, Antonio Matarrese, ex presidente della Federcalcio e della Lega, subì invece il 23 febbraio 1977 il trafugamento della salma del padre Salvatore. Inutile il messaggio dei malviventi, firmato Nap, con la richiesta di un miliardo di lire, perchè la salma venne ritrovata tre giorni dopo nello stesso cimitero in un loculo vuoto. Il caso più clamoroso di trafugamento di salma con richiesta di riscatto è avvenuto tuttavia all'estero, il 2 marzo 1978, con il furto dal cimitero di Corsier sur Vevey, in Svizzera, della bara contenente le spoglie di Charlie Chaplin. Autori due rifugiati politici, un polacco e un bulgaro, che chiesero 600.000 dollari. La bara venne poi ritrovata il 17 maggio successivo vicino al villaggio di Neuville, in Francia. È rimasta infine avvolta nel mistero la vicenda dell'ex presidente argentino Juan Domingo Peron. Il giugno 1987, nel cimitero di Chacarita a Buenos Aires, fu profanata la sua tomba e alcuni ignoti amputarono e rubarono le mani, chiedendo un riscatto di otto milioni di dollari. Il caso, archiviato nel 1991 dal giudice Carlos Allende, fu riaperto dal giudice Alberto Banos, nel 1994, dopo l'inatteso ritrovamento delle chiavi della cripta, nella quale è custodito il corpo, in un commissariato di Buenos Aires. Mistero nel mistero, l'11 luglio 2008 Banos denunciò che il fascicolo dell'inchiesta era stato sottratto, a casa sua, da quello che definì «un gruppo di intelligence».